Nel comune di San Demetrio ne’Vestini, proprio sopra la frazione di Stiffe, si trova il complesso di grotte carsiche che sono state battezzate Grotte di Stiffe. Sono grotte accessibili in parte ai visitatori dopo che sono state valorizzate con lavori opportunamente realizzati per rendere visitabile il percorso che è stato inaugurato nel 1991 e che ha rappresentato una delle attrazioni più importanti della provincia dell’Aquila.
Le grotte non sono state ancora pienamente esplorate. Si sa che si sono formate in tempi geologici dalle infiltrazioni che hanno eroso e corroso la roccia tramite l’acqua proveniente dall’Altopiano delle Rocche e che il principale immissario è l’inghiottitoio di Pozzo Caldaio che ha creato un fiume d’acqua che attraversa l’intera grotta e che ha dato modo di creare cascate e salti che hanno causato la formazione di sale, cunicoli, stalattiti e stalagmiti. Le grotte sono quindi una risorgenza, ossia il punto in cui un fiume torna alla luce dopo aver percorso un tratto sottoterra e che in alcuni periodi dell’anno raggiunge portate considerevoli.
La storia delle Grotte di Stiffe inizia nel 1903 quando dei progettisti della futura centrale elettrica effettuarono i primi sopralluoghi. Dopo l’abbattimento della diga che chiudeva la grotta nel 1956, iniziarono le esplorazioni speleologiche che individuarono la cavità da cui proveniva l’acqua alla sommità della prima cascata. Le scoperte proseguirono nel 1960 per fermarsi di fronte ad un sifone che sbarrava la strada e per circa venti anni tutto si bloccò per riprendere l’esplorazione nel 1991 e nel 1994 quanto due speleo sub esplorarono 800 metri di grotta.
La visita inizia ammirando l’esterno della grotta e notando come l’imbocco si apra su di una parete a strapiombo alta cento metri. Attraversando una passerella metallica si oltrepassa la briglia che chiudeva la grotta ai tempi della centrale idroelettrica e si accede all’interno dove il bianco calcare delle pareti attira la nostra attenzione e ci fa notare che ad un certo punto viene spezzato da due fasce scure che si ripeteranno per tutta la grotta e che segnala la presenza di ossidi metallici depositati dal fiume nel corso dei millenni. Poi, incontreremo un canyon dalle strane forme erosive che ci condurrà alla Sala del Silenzio, così chiamata in quanto il torrente in questo tratto si prosciuga per gran parte dell’anno, ovattando in questo modo l’ambiente che risulta isolato dal rumore delle acque che caratterizza le Grotte.
Superato questo tratto si accede alla Sala della Cascata, alta circa trenta metri agisce da cassa di risonanza per la cascata che piomba da oltre venti metri con selvaggia bellezza. Arrivati attraverso una scalinata sopra alla cascata si può osservare da un belvedere, l’ambiente circostante e oltrepassato questo si avrà accesso alla Sala delle Concrezioni dove le armoniose linee di stalattiti creano una scenografia speciale prima di entrare nella zona più antica della grotta, il Lago Nero. L’ambiente è dominato da una parete ricca di concrezioni che cela la diramazione fossile, dove stalagmiti e stalattiti ha determinato una zona ‘off limits’ per i turisti in quanto si è realizzato un cimitero di pipistrelli i cui corpi, sigillati all’interno delle concrezioni, hanno dato vita a dei fossili perfettamente conservati.
Dopo aver oltrepassato un piccolo tunnel ci troviamo di fronte all’ultima cascata che piomba da una sala totalmente invasa da un profondo lago dove si radunano le sue acque dopo un balzo di venticinque metri creando uno spettacolo affascinante ed infernale.
Aldo Galvagno
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