Weekend a Meldola

A metà strada tra gli Appennini e la costa c’è Meldola luogo strategico in epoca romana

Meldola
Foto di Agu V.

Per scoprire Meldola non c’è bisogno di fermarsi qui un intero weekend. Per conoscerla palmo a palmo, non è necessario prendere un giorno di ferie. Tuttavia questo piccolo ma significativo comune della Valle del Bidente riserva delle sorprese decisamente da non sottovalutare. Innanzitutto la sua storia è in grado di suscitare non poche curiosità. Ci sono poi perle preziose d’arte, storia, architettura nascoste qua e là. La caratteristica di certo più importante è la sua collocazione geografica che fa di Meldola il paese ideale da cui partire e a cui ritornare per scoprire l’entroterra romagnolo, attraversando la Strada dei Vini e dei Sapori degli Appennini forlivesi.

Come sempre, procediamo per ordine.

Prima di tutto le origini di Meldola affondano le loro origini  in epoca romana. Traiano insistette in questa zona per la realizzazione di un acquedotto tuttora esistente e le sue tracce si trovano ancora nel sottosuolo della cittadina. Lo scopo di questa infrastruttura era quello di rifornire di risorse idriche il porto militare di Classe. Nel V, VI secolo nell’epoca teodoriciana fu costruita qui una villa fortificata che conservava mosaici policromi andati in buona parte distrutti in seguito ad un incendio. I resti recuperati sono stati trasferiti nel Museo Archeologico di Forlì. 

Weekend ecco la proposta che vi facciamo: un'avventura di castello in castello tra le bellezze che si perdono nella storia

Meldola
Foto di Luca Argalia

Il primo giorno, magari quello dell’arrivo in paese, potete fare due passi e scoprire i piccoli gioielli di Meldola, visitando il centro, passeggiando sotto il loggiato rinascimentale Aldobrandini e attraversando il ponte dei Veneziani, che risale al ‘500. La struttura che scavalca il fiume Bidente, che esattamente da qui poi prende il nome di fiume Ronco,  è a 5 arcate ma è ben lungi dal riproporre le originali strutture dato che il passaggio fu distrutto nel corso della seconda guerra mondiale. Sempre nel centro storico della cittadina si trova la ex Chiesa della Madonna del Sasso, una dei più antichi luoghi di culto del paese e risale al 1523. Al suo interno oggi si trova il museo di ecologia e centro visite per la riserva Naturale Orienta Bosco di Scardavilla. Sull’argomento natura ed escursionismo ci torneremo più tardi. Rimannendo in argomento chiese, forse quella di San Cosimo è la più bella, sia dal punto di vista storico sia da quello artistico. All’interno dell’edificio, infatti sono conservate opere che un tempo appartenevano al Convento di San Domenico, come il coro ed il crocifisso ligneo. Pezzo più pregiato è sicuramente l’immagine della Beata Vergine del Popolo, patrona della città.

Un pezzo di storia ma soprattutto culla della cultura cittadina è il Teatro Dragoni, dedicato al musicista locale Gian Andrea: risale al 1600 circa e nella sua storia ha ospitato addirittura Sandro Pertini. La struttura della sala è a ferro di cavallo e suddiviso in tre ordini di palchi ed un loggione e gli interventi di restauro a cui è stato sottoposto hanno cercato di preservarne le caratteristiche architettoniche originali, come le lampade a braccio in ottone che sono state posizionate tra palco e palco e che risalgono agli inizi del ‘900.

Da ultimo, ma non in ordine di importanza il museo del baco da seta “Ciro Ronchi”: una visita qui vi farà scoprire non solo la tradizione del territorio ma il più importante lavoro che in queste terre veniva svolto e che aveva fatto di Meldola una delle più importanti città produttrici del pregiatissimo filato.

Nel secondo giorno inforcate le bici o salite in auto per viaggiare e scoprire il territorio che circonda la cittadina del Bidente. Non sfuggirà all’occhio la Rocca delle Caminate, un bastione che sorge esattamente sui rilievi che dominano la città. La struttura difensiva aveva come scopo principale quello di postazione di avvistamento e ad oggi insiste sui confini territoriali di Meldola e Predappio, tanto che l’area è di proprietà condivisa dalle due amministrazioni. Nel periodo del ventennio fu utilizzato come sede del Governo da Benito Mussolini e qui furono ospitate autorità politiche di grande rilievo internazionale. Alla caduta del fascismo frange di partigiani, cittadini di Meldola e di Predappio penetrarono nella fortezza saccheggiandola da cima a fondo.

Di castello in castello l’attenzione si sposta a poca distanza e lo sguardo punta a Teodorano, borgo fortificato che vanta uno splendido sistema di mura di cinta che proteggono il cuore del centro storico. Le prime notizie su questo antico borgo risalgono a metà del 500 (precisamente al 551): quando l’autorità Ecclesiastica di Ravenna la trasformò in una postazione di difesa dei confini dello Stato Pontificio. Solo settecento anni dopo, intorno al 1240, Teodorico, Arcivescovo di Ravenna volle promuovere Deodorano da borgo a Comune. Oggi sono ancora visibili le mura di protezione del Borgo e del mastio, ma interessantissimo è anche il sistema a vasi comunicati del pozzo cittadino che risale all’XI secolo.

A qualche chilometro di distanza da Meldola, procedendo in direzione Santa Sofia, sorge il borgo di Castelnuovo, un poggio su cui sono ancora visibili i resti di una antica fortificazione. Per raggiungere il luogo è necessario armarsi di tanta buona volontà e voglia di avventura. Arrivati infatti all’altezza della frazione di San Colombano è necessario imboccare una deviazione che si trova sulla vostra sinistra, seguire il percorso fino alla cava di ghiaia attraversare una strada sterrata e giungere nei pressi dell’agriturismo Vigne. A Quel punto si imbocca la strada asfaltata sulla sinistra, si abbandona il proprio mezzo e si procede a piedi per quasi 200 metri.

La faticaccia di arrivare a questo luogo viene del tutto ripagata quando ci si trova di fronte ai ruderi dell’antico borgo. Splendida è la sua posizione che si erge sull’altura. Qui si possono distinguere perfettamente le forme dell’antica zona residenziale che una volta dovevano comprendere il comune, l’ospedale di Sant’Antonio e l’antica pieve del quindicesimo secolo.

Tracce storiche del castello sono documentate nel 900 che dalla signoria dei Calboli passò prima ai signori di Castrocaro e alla Chiesa Ravennate  poi.

La natura è una costante e una caratteristica importante del territorio di Meldola e ultima tappa, ma di certo da non sottovalutare è la Riserva Regionale di Scardavilla, istituita nel 1991. Quest’area si estende per circa trenta ettari e qui si possono  incontrare piante rare ed animali in via di estinzione.

Qui sorgeva la sede di un monastero risalente al XIII secolo e per lungo tempo è rimasta di proprietà della Diocesi di Forlì Bertinoro e residenza estiva per i ritiri spirituali dei sacerdoti. Oggi in quest’area rimane la casa padronale ormai abbandonata e ridotta ad un rudere mentre la “casa del custode” è una location particolarmente ambita per cerimonie e matrimoni. Specie nei periodi primaverili ed autunnali i colori di queste zone si fanno più vividi ed emozionanti, davvero uno spettacolo per gli occhi e per il cuore. La Romagna, e questo territorio in particolare, è la terra del gusto ma anche dello sport e della forma fisica. Non vi stupirà quindi sapere che Meldola rientra nel percorso della Nove Colli, un evento che ogni anno richiama migliaia di sportivi e di turisti.

Ultima proposta che vi facciamo è quella di testare la vostre gambe e la passione per la bicicletta: esiste infatti un antichissimo itinerario che unisce Meldola a Pian di Spingo, Giaggiolo, Voltre, San Paolo Aquilano e Cusercoli, un percorso da circa 22 chilometri.

Si tratta di un viaggio sulle rotte attraversate da mercanti, pellegrini e soldati che nel periodo medioevale viaggiavano verso Roma.

Da Meldola si attraversa il ponte dei Veneziani e ci si dirige verso Deodorano. La salita si fa sentire e all’orizzonte compare già il profilo di Castelnuovo. Le gambe trovano riposo quando inizia la discesa mentre ci si dirige verso il fondovalle, dove si trova Voltre. Da qui si va ancora oltre e attraversando boschi e dirupi si arriva a Pian di Spino. Concedetevi una breve pausa per poi montare in sella e dirigervi verso Giaggiolo, ma preparatevi, la strada ricomincia a salire nuovamente e lo farà per ben 5 chilometri, ma la vista della Rocca vi ripagherà della fatica fatta. Questi luoghi sono documentati già dal primo ventennio dell’anno mille ed appartenevano agli arcivescovi di Ravenna; della fortificazione rimangono solo i ruderi del bastione ed una piccola ma suggestiva chiesetta. Queste sono le terre di Paolo Malatesta, “il bello” ricordato da Dante Alighieri come l’amante di Francesca da Rimini. Prossima tappa della pedalata è la vallata del Voltre da cui, prendendo le indicazioni per Seguno e Ranchio si arriva alla settecentesca badia costruita sui resti dell’abbazia camaldolese di Santa Maria in Gloria, un tempo ricco ed influente luogo di culto di proprietà dei monaci attiva fino al 1800. Oggi la chiesa si presenta in rovina ma mostra ancora splendidi dettagli dell’architettura settecentesca.

Ci si arrampica fino al colle del Farneto che sorge a 300 metri sul livello del mare: ci si dirige infine a Cusercoli passando per la strada che porta alla Torre di San Paolo Aquilano. Il viaggio si conclude qui, a Clausum Hercolis, il borgo in cui si trova il castello che risale al XII secolo trasformato poi in residenza dai Conti Guidi di Bagno di Romagna. Oltre alla fortificazione di particolare rilievo è proprio l’impianto urbanistico del borgo che conserva ancora una delle due porti dalle quali si accedeva alla città. Passeggiando per Cusercoli, dove vi consigliamo anche di fermarvi a mangiare per l’eccezionale qualità dei prodotti locali, fate anche una capatina nell’imponente chiesa del paese dedicata a San Bonifacio che sorge sui resti del piccolo tempio dedicata a Santa Maria del Sasso, devastata da un alluvione nel 1750.

Allora, buon weekend!

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Cosa mangiare a Meldola Per chi è alla ricerca di nuovi sapori

Tortellini in brodo
Piatto tipico emiliano e composti da sfoglia ripiena di carne, prosciutto, mortadella, uova, parmigiano e aromi e poi cotti nel brodo.
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Cappellacci
Piatto ferrarese a di base è la zucca. La loro forma ricorda, cappelletti e tortellini e vanno serviti o in brodo o burro e salvia.
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Squacquerone
E’ un formaggio fresco e cremoso di colore bianco caratteristico Romagnolo, oggi diffuso non solo in Emilia Romagna . Si usa metterlo sulle piadine.
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Anolini
Gli anolini parmensi sono un composto di mollica, parmigiano, uova e spezie. Generalmente si servono in brodo.
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Zuppa di anguille
Tipico piatto di Comacchio dove le anguille si preparano con cipolla, odori, pomodori, scorza di limone e aceto.
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Zampone
Prodotto con un impasto di carni suine, avvolto dall'involucro formato dalla zampa di un maiale e dopo averlo lessato si gusta da solo o con lenticchie.
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Prosciutto
Insaccato prodotto dalla coscia del maiale che viene conciata e stagionata in appositi depositi. Il più famoso per la sua dolcezza è quello di Parma.
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Tagliatelle al ragù
Si deve fare rosolare nel burro la carne di vitello tritata, prosciutto, carota, sedano, cipolla, pomodori e facendo cuocere il sugo che condirà le tagliatelle preparate in casa.
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