Pare strano che nella ridente Monselice si racconti una storia fatta di sangue e crudeltà. Il racconto si dipana nel Castello di Monselice e la principale interprete è una bellissima donna di bianco vestita di nome Avalda. Ma sia la sua bianchissima carnagione che l’immacolato abito, sarebbero macchiati di sangue grondante, frutto di una crudeltà senza limiti. Avalda si circondava di giovani amanti per soddisfare il suo piacere ma dopo aver goduto pienamente e quando la lussuria era scemata, dava libero sfogo alla sua crudeltà, facendoli uccidere dopo averli sottoposti ad indicibili torture.
La leggenda precisa anche che Avalda era abituata alle pratiche della stregoneria e negromanzia, così come conosceva tutti i trucchi del veleno che sapeva usare molto bene. Arti queste, che non le furono d’aiuto a difendersi dalla vendetta di suo marito, il nobile Ezzelino da Romano che scoperti i traffici della moglie e gli innumerevoli tradimenti, la fece assassinare da un sicario.
C’è chi giura di averla vista passeggiare con l’immacolato abito bianco macchiato però di sangue aggirandosi per le lugubre sale del castello in cerca di una serenità che non le è concessa e che cerca a distanza di secoli. C’è però un’altra versione su Avalda che racconta che lei si innamorò di un bel viandante capitato al castello per caso e il marito, resosi conto dei due, per gelosia la uccise nel salone d’onore del maniero.
Se diamo credito a questa versione, lo spettro di Avalda è tutt’ora alla ricerca di notte del suo giovane amante e per questo ancor oggi vaga tra le stanze del castello. Non esistono però riferimenti storici circa la sua vera identità e mancando fonti attendibili non è neppure certo il fatto che Avalda sia realmente esistita. Questo non toglie il fascino del Castello di Monselice e delle sue leggende.