Montesole è un parco, Montesole è natura, Montesole è una spettacolare zona dove fare trekking Montesole è un museo a cielo aperto: Montesole è tutto questo ma è e rimarrà sempre una ferita aperta nella storia italiana, una pagina perennemente spalancata sul dolore sulla tragedia, sugli errori da cui l’umanità dovrebbe trarre insegnamento. Montesole è luogo della memoria, a perenne testimonianza, per le nuove generazioni, di quanto sia importante la diffusione di una cultura di pace.
Non si può non rimanere turbati e profondamente toccati dalle vicende che si sono consumate su queste colline: una contrapposizione resa ancora più evidente dalla sensazione di pace e serenità che si provano attraversando i boschi e le radure.
Gli occhi si riempiono di colori i polmoni si aprono all’aria salubre e prestando attenzione è possibile sentire lo scalpitio dei cervi, caprioli e daini che vivono su tutta l’area. Gli animali del bosco, protetti dal divieto di caccia in tutte le stagioni, gironzolano pacifici e non di rado è facile imbattersi in cinghiali, ghiri, scoiattoli. Puntando gli occhi al cielo si può inoltre intravedere il falco pecchiaiolo così come il martin pescatore.
Passeggiare nella natura è un ottimo modo per ricaricare le batterie dopo una settimana di fatiche e di tensioni, è un occasione per staccare con tutto il resto e riconciliarsi con il mondo.
Se alla bellezza del panorama si aggiunge il significato profondo che si radica nella storia di questo territorio, scoprire questi luoghi diventa doppiamente importante
Gli itinerari che attraversano il parco si intrecciano tra loro e rispecchiano l’anima complessa ed inebriante di questo ambiente. Sono molti i cartelli che si incontrano passeggiando nel parco e tutti offrono importanti informazioni sul luogo, sui panorami, sulla fauna, la flora e sulla storia che ha segnato questo pezzo di paradiso ed inferno al tempo stesso. Tutte queste informazioni fanno sì che l’intera area possa essere frequentata in tutta autonomia oppure con accompagnatori.
Il parco è disseminato di percorsi dedicati al trekking alla mountain bike oppure da attraversare a cavallo. Dal percorso storico, dove è possibile visitare i resti della necropoli di Misa a quello dell’eccidio di Montesole, la zona è disseminata di esempi che mostrano come la natura sia stata in grado di riprendere i propri spazi. La fauna ha riconquistato quelle terre abitate che gli uomini a loro volta le aveva tolto nel corso dei secoli.
Parco regionale, è stato istituito nel 1989, si estende per un area di oltre 6.300 tra le località di Marzabotto, Monzuno e Grizzana Morandi.
Gli ambienti sono talmente suggestivi da aver influenzato profondamente il pittore Giorgio Morandi che proprio nel parco ha trovato ispirazione per alcune delle sue opere più belle, basti pensare a “Il poggio al mattino”, “Le lame”, “Pagliaio a Grizzana”, acqueforti meravigliose ed evocative. Nel periodo in cui il pittore abbandonò Bologna, sfollato dal capoluogo perché la città era ormai troppo pericolosa, era il 1943, Morandi dipinse ben ventitré paesaggi.
Proprio al pittore bolognese che dichiarò “Esprimere ciò che è nella natura, cioè nel mondo visibile, è la cosa che maggiormente mi interessa”, è dedicato un percorso all’interno di questo parco.
E ancora: è possibile seguire le orme dei pellegrini che sin dal medioevo attraversavano questi monti percorrendo le strade di Montovolo, così come si può fare una passeggiata nel passato attraverso l’itinerario etrusco.
Il passato più recente ha comunque lasciato i segni più evidenti, quelli legati alla seconda guerra mondiale e all’eccidio che si consumò proprio in queste terre: nell’agosto / settembre del 1944 i tedeschi cercarono con le unghie e con i denti di mantenere il controllo di questo fazzoletto di territorio, ultimo avamposto elevato prima della pianura bolognese, unica speranza per riuscire a non essere presi nella morsa dell’attacco partigiano ed alleato. La soluzione è drastica e disumana: sterminare definitivamente il paese e tutti i suoi abitanti. Arriva il fatidico 29 settembre quando 1500 uomini armati di tutto punto cercano di smantellare la falange partigiana della Stella Rossa, forti di equipaggiamenti del tutto superiori in quantità e qualità, e ci riescono. I tedeschi rivolgono le armi verso i civili, donne, anziani e bambini che cercano rifugio nelle chiese e nelle proprie abitazioni. Perdono così la vita 770 persone, a cui si devono sommare tutte le vittime “collaterali”, quelle fatte prigioniere e quelle morte al termine del conflitto a causa delle mine antiuomo di cui era disseminato tutto il territorio.
Ci sono ancora quei luoghi, quegli oggetti di vita quotidiana e le ultime cose che i caduti di Contesole hanno potuto vedere. E’ ancora tutto lì, come se il tempo si fosse fermato, senza un domani, congelato in un presente eterno.