Si respirano gli odori di mandorli e di ulivi mentre si giunge alla barocca Noto, paesino arroccato sull’altopiano che domina la sottostante Valle dell’Asinaro, dove la vista si perde in mezzo ad un’ampia coltivazione di agrumi. L’armonia delle sue architetture possono farla scambiare per una scenografia teatrale per quanto sia delicata e bella ma a tutto questo c’è una ragione che è rappresentata dal terribile sisma che colpì alla fine del XVII secolo la cittadina che dovette essere ricostruita a dieci chilometri di distanza da dove era sorta alcuni secoli prima di Cristo.
E proprio come una scenografia ideata da zero fu pianificata la nuova Noto, dopo aver studiato prospettive e linee e giocando in modo armonioso proprio con le curvature delle facciate, con il decoro di mensole e volute arabescate, con balconi in ferro battuto modellati in forme dolci e rotonde.
Il fine settimana passato a Noto offre l’occasione per ammirare maestosi palazzi realizzati in pietra calcarea che, illuminata dai raggi del sole, riflette una colorazione che va dal dorato al rosato.
Perdersi tra le tre piazze che si aprono su Corso Vittorio Emanuele è come recuperare una calma che ci conduce fuori dal solito tran tran quotidiano soprattutto quando si oltrepassa la monumentale Porta Reale dove, ai suoi lati, si trovano una torre ed un cirneco. Se poi ci vogliamo fermare come se fossimo uno degli abitanti di Noto, possiamo scegliere il Giardino Pubblico dove, tra alte palme e Bougainville, ci immergeremmo in una speciale atmosfera che ricorda la Sicilia di Verga e quella più attuale di Montalbano.
Il tripudio del barocco lo troviamo a Piazza Immacolata identificato nella facciata della chiesa di San Francesco all’Immacolata e nella vicina Piazza Municipio dove non passa inosservato il Palazzo Ducezio e la sontuosa scalinata della Cattedrale della città, scandita da due campanili che la delimitano.
Seguendo un percorso non obbligato, possiamo camminare ai lati del Palazzo Vescovile e Palazzo Landolina di Sant’Alfano trovando dall’alto lato, il porticato classicheggiante di Palazzo Ducezio.
Se abbiamo scelto maggio come mese del nostro week end, la nostra visita sarà ricca del coloratissimo tappeto dell’infiorata: una tradizione che prevede che numerosi artisti andranno a comporre sul selciato, disegni utilizzando petali di fiori.
Noto è anche poter scegliere di andare per vicoli che, come una ragnatela, compongono tutto attorno al regolare impianto settecentesco del centro storico, quelli che sono i quartieri popolari di Agliastrello, Carmine, Mannarazze e Macchina Ghiaccio, che sono tutti particolari perché intrisi di stretti e tortuosi vicoli che contraddistinguono i borghi medioevali.
Dopo aver effettuato una doverosa visita fuori città a Noto Antica, suggeriamo di assaporare una casareccia cucina a prezzi molto popolari presso la ‘Trattoria del Carmine’ che si trova in Via Ducezio proprio vicino all’omonima chiesa in pieno centro.
Aldo Galvagno
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