Di natura carsica ed inserite nelle vicinanza di Genga, le grotte di Frasassi sono state aperte al pubblico solo nel 1974 dopo che la loro esplorazione, iniziata nel 1948, è stata completata. Si deve al gruppo speleologico di Ancona la scoperta dell’ingresso della Grotta del Fiume e da quel momento in poi, anche grazie ad altri gruppi, si proseguirono le scoperte che culminarono in una successione di itinerari che si districavano all’interno di un incredibile complesso di grotte e formazioni sotterranee.
La teoria di grotte inizia sin dall’attuale ingresso che è l’Abisso Ancona con un estensione di 180 metri per 120 e da un’altezza di circa 200. I visitatori possono oggi scegliere se effettuare un tranquillo percorso turistico accessibile a tutti (importante è scarpe comode e una felpa) della durata di circa un’ora e un quarto, oppure se optare per la speleo avventura all’interno della quale scegliere tra due soluzioni (percorso azzurro di circa due ore o percorso rosso, più impegnativo, di circa tre ore).
La visita turistica inizia dall’Abisso Ancona, una cavità tra le più grandi in Europa e nel mondo nel cui fondo si può vedere un ammasso di blocchi risultato dei movimenti distruttivi e dei crolli che si sono manifestati nel corso di millenni. Sulla destra del fondo si nota ‘l’angolo del paradiso’ mentre sulla parete sinistra in alto si decifra una formazione conosciuta come ‘fetta di pancetta’.
Continuando il percorso si trova in basso a destra un laghetto cristallizzato ad opera del carbonato di calcio e sopra a questa cristallizzazione è presente una stalagmite di oltre due metri che gli speleologi l’hanno battezzata come ‘il diavolo con la candela’. Colpisce l’attenzione la colata di calcite allo stato puro di grandi dimensioni che è conosciuta come ‘Niagara’. Proseguendo nella sala Abisso Ancona si nota un abbassamento della volta che conduce ad una seconda sala che è la ‘sala dei duecento’ al cui centro si trova un imponente gruppo di millenarie stalagmiti chiamate ‘ i giganti’ che, dopo la loro valutazione, sono stati considerati i più importanti della grotta. La Sala dei Duecento è così chiamata per la sua estensione che è appunto di circa 200 metri. Si entra trovando bizzarre concrezioni di color rossastro di cui, una di queste, si è formata su di una roccia caduta dalla volta e formata da tante stalagmiti somiglianti a guglie formando così ‘la colonna’. Superato l’obelisco si può vedere un pozzo che conduce alla ‘sala Barbara’.
Oltrepassata la sala dei 200 si giunge al Grand Canyon, così definito perché si devono attraversare dei crepacci in fondo ai quali si trovano cavità allagate. Dopo aver ammirato un gruppo di stalatiti che sembrano della canne di organo, si accede alla sala dell’Orsa che presenta imponenti pozzi da dove risalivano le acque solfuree e successivamente la sala Infinito.
Gli amanti della speleologia possono cimentarsi nel percorso azzurro, che non presenta particolari difficoltà e che rappresenta un primo necessario passo da compiere per entrare in questo affascinante mondo della speleologia. Il percorso è caratterizzato da brevi arrampicate, cunicoli, strettoie e scivoli. Il fuori percorso inizia dalla sala Infinito attraverso la strettoia della ‘cannella’ per giungere alle ‘quattro sorelle’ una lunga galleria che conduce alla ‘sala finlandia’ e prosegue per la ‘sala del bivacco’ ella ‘sala Gentile da Fabriano’ e alle ‘pelli di leopardo’ dove terminerà l’esperienza.
Il percorso rosso presenta delle difficoltà più evidenti rispetto all’azzurro ed è quindi consigliabile a tutti coloro che abbiano già fatto delle esperienze. Anche questo inizia dalla ‘sala infinito’ e poi, sarà necessario affrontare una voragine di 30 metri ‘pozzo Falconara’ dopo essere stati messi in sicurezza ed arrivando ai ‘cunicoli bassi’ che vanno affrontati strisciando a carponi per poi arrampicarsi per 10 metri su di una scivolosa condotta chiamata ‘salita delle spaccata’. Dopo aver percorso alcune sale, troveremo le ‘catacombe’ che rappresenteranno la fine del percorso.
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