Si trova in provincia di Savona un complesso di cavità carsiche conosciute come le Grotte di Toirano e che hanno assunto una certa rilevanza turistica non solo per la loro estensione e per la varietà di stalattiti e stalagmiti che sono possibili osservare al loro interno ma soprattutto grazie al ritrovamento di tracce risalenti all’homo sapiens databili oltre 12.000 anni fa e resti di ursus spelaeus di circa 25mila anni fa.
Il complesso, iniziato ad essere scoperto solo nel 1950, fu aperto al pubblico tre anni più tardi e nel 1967 fu ampliato dopo l’apertura di un tunnel di collegamento tra le due principali grotte. Il percorso, non adatto a coloro che hanno problemi di mobilità, è a senso unico con ingresso sul versante nord della collina e uscita dalla parte sud-ovest. Le visite delle grotte sono regolate con ingressi temporizzati e a numero chiuso per mantenere inalterato il delicato equilibrio esistente.
La grotta della Bàsura (o della strega) è indubbiamente quella più spettacolare. Per millenni fu rifugio dell’orso delle caverne che qui trovava luogo per il suo letargo e la cui presenza è testimoniata da un gran numero di reperti ossei, impronte di zampe al suolo e di unghiate alle pareti che si sono trovate. Interessanti anche le testimonianze dell’homo sapiens risalenti a 12.000 anni fa: impronte di mani e piedi che si trovano in quella battezzata ‘la sala dei misteri’ così come a numerose palline d’argilla attaccate alle pareti, tutte tracce dell’era Paleolitica dove quegli uomini utilizzavano la grotta come sede per scopi probabilmente rituali.
Fu nel 1960 che gli speleologi abbatterono l’ultima barriera calcarea, scoprendo la sala terminale della Grotta della Bàsura. Da qui il percorso prosegue scavato in una grandiosa colata di alabastro, all’interno di imponenti ambienti ricchi di concrezioni mammellonari.
Ad alcune decine di metri più in alto si trova la Grotta del Colombo che è una galleria di una cinquantina di metri che annovera una sala laterale molto imponente. E’ di grande interesse preistorico in quanto ha permesso di scoprire numerosi fasi di occupazione da parte di uomini a partire da circa 300.000 anni fa. Probabilmente fu l’Homo heidelbergensis il primo a vivere in quest’antro e gli studiosi stanno ancora analizzando il ricco ambiente che conserva uniche testimonianze archeologiche che, al momento, non consentono l’apertura pubblica del sito.
La Grotta di Santa Lucia si identifica in due spazi denominati: S.Lucia Inferiore e S.Lucia Superiore. La prima grotta è caratterizzata da formazioni di cristalli di aragonite disposte a fiore che ricoprono le pareti. E’ possibile visitare questa grotta attraverso un traforo artificiale lungo 120 metri che la collega alla Grotta della Bàsura costituendone così l’uscita del percorso turistico che conduce all'aperto sull’altro lato della montagna.
La Grotta di Santa Lucia Superiore si trova pochi metri più in alto della Inferiore ed era già nota in epoca medioevale tanto da ospitare, nella parte anteriore, un Santuario risalente ai secolo XV e XVI. Delle ricerche archeologiche nella zona retrostante l’altare, a circa 40 metri dall’ingresso, hanno restituito attrezzi in pietra attribuiti alla cultura musteriana e realizzati da uomini di Neanderthal tra circa 80.000 e 40.000 anni fa e recenti studi lasciano supporre che gli strati più profondi messi in luce possano essere ancora più antichi, fino a 200-250.000 anni fa.
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